Nel settembre 2024 sono ricorsi due anniversari molto importanti per la storia della Guinea-Bissau: il centenario della nascita di Amílcar Cabral e i cinquant’anni dal riconoscimento dell’indipendenza della Guinea-Bissau.
Le due ricorrenze sono tra loro legate, essendo Cabral il padre dell’indipendenza della Guinea-Bissau; oltre a questo, si tratta di un personaggio di primo piano nella lotta di emancipazione dei popoli africani contro il colonialismo, per il quale il centenario della nascita rappresenta un’importante occasione di riscoperta.
La vita di Amílcar Cabral: in lotta per l’indipendenza di Guinea-Bissau e Capo Verde
Amílcar Cabral nasce il 12 settembre 1924 a Bafatà, non lontano dai villaggi che ci hanno ospitato nelle nostre prime missioni operative.
Vive tra la Guinea-Bissau e Capo Verde, conoscendo la realtà del colonialismo portoghese, nelle forme, a partire dal 1933, dell’Estado Novo, regime conservatore, corporatista e nazionalista sviluppato e capeggiato da António de Oliveira Salazar.
Colpito dalle carestie che flagellano le isole di Capo Verde, si dedica agli studi di agronomia fino a diventare ingegnere agronomo a Lisbona.
Durante gli studi universitari comincia l’attivismo politico, che caratterizzerà tutta la sua vita, in contrapposizione alle politiche colonialiste e reazionarie dell’Estado Novo: dopo una mancata assunzione per motivi razziali come ingegnere agronomo in Portogallo, torna in Guinea-Bissau, dove l’attività di coordinamento di un censimento agricolo della FAO gli consente di conoscere la realtà dei villaggi, insieme dando seguito al suo impegno di attivista anticolonialista.
Nel 1956 fonda il Partito Africano dell’Indipendenza, poi rinominato Partito Africano dell’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde.
Dopo il massacro di Pidjiguití (1959), cruenta repressione di uno sciopero legato alla causa indipendentista da parte delle autorità portoghesi, prende il via la resistenza armata e, di pari passo, l’intensa attività diplomatica di Cabral per propugnare la causa della liberazione da un lato, il suo lavoro alla creazione di un nuovo ordine sociale nelle aree liberate dall’altro.
La proclamazione dell’indipendenza della Guinea-Bissau arriva il 24 settembre 1973, con il riconoscimento portoghese sancito l’anno seguente, dopo la caduta dell’Estado Novo; il 10 settembre 1974 arriva il riconoscimento internazionale, cui fa seguito, il 17 dello stesso mese, l’ingresso nell’ONU. Il 1975 sarà la volta dell’indipendenza di Capo Verde.
Cabral non può assistere al raggiungimento dell’indipendenza delle sue Terre perché viene assassinato il 20 gennaio 1973, in circostanze mai completamente chiarite ma contrassegnate dal ruolo della polizia segreta portoghese.
L’insegnamento di Amílcar Cabral: solidarietà, ecologia, educazione, Umanesimo
A cent’anni dalla nascita, la vita di Amílcar Cabral continua a comunicarci insegnamenti attualissimi.
Il movimento di liberazione di cui Cabral si fa promotore vuole essere aperto, ampio e inclusivo, contemplando le possibilità di cooperazione, amicizia e solidarietà anche, tra tutti, con il popolo portoghese, su una base di indipendenza, di uguaglianza di diritti e di vantaggi reciproci, per il progresso di entrambi i popoli e mai confondendo quello portoghese con il colonialismo propugnato dall’Estado Novo.
Centrale nella visione di Cabral è poi lo sguardo ecologico, attento al tema dello sfruttamento delle risorse naturali, acuito dai propri studi e dalla propria esperienza di ingegnere agronomo.
Nel suo pensiero, cultura ed educazione sono strumenti imprescindibili per la liberazione e il progresso dei popoli e dell’Umanità tutta: “l’educazione è la base fondamentale su cui deve poggiare l’opera di emancipazione di ogni essere umano”, dice Cabral, “in relazione all’ambiente in cui vive, alle necessità della comunità e ai problemi dell’Umanità in generale”.
L’approccio ecologico, l’attenzione all’educazione e all’istruzione come atto di liberazione, quindi in una prospettiva di sviluppo dello spirito critico e dell’autonomia di pensiero, l’apertura alle esperienze altrui non senza prima recuperare la coscienza della propria storia e della propria identità, si inscrivono in una visione umanistica, in base alla quale Cabral spiega di combattere “in Africa perché l’Africa è la nostra patria, ma (di essere) disposti ad andare ovunque a lottare per la dignità dell’Uomo, per il progresso dell’Uomo, per la felicità dell’Uomo”.
Il suo continuo dialogo con altre esperienze di liberazione, in quella postura volta ad “abbracciare il Mondo (…) abbracciare la Vita”, come auspica in una sua poesia, lo porta anche a tracciare un legame con la Resistenza e prima ancora con il Risorgimento italiani: “Vogliamo dire quanto ammiriamo, quanto cerchiamo di studiare l’esperienza dei partigiani italiani“, esordisce il suo discorso alla Conferenza di solidarietà di Roma del 1970 – E prosegue: “Abbiamo tratto lezioni dall’esperienza stessa della lotta del popolo italiano per la sua Unità”.
Per questi trascorsi di lotta per l’indipendenza e la liberazione dell’Italia, Amílcar Cabral è sicuro di trovare, nel nostro Paese, la piena comprensione delle ragioni della sua.
Per saperne di più
- Amílcar Cabral educatore e attivista, di Clara Silva e Marco Piazza, 2024 Carocci Editore
- Amílcar Cabral – Un ponte fra Italia e Africa, di Filomeno Lopes, 2024 Castelvecchi Editore
Crediti foto copertina
Paul Arps, Amilcar Cabral wallpainting in Praia (Santiago, Cabo Verde 2019)
R.G.